Oceano Mare di Alessandro Baricco è un romanzo ricco di sfumature e profondità, che esplora temi universali come l'identità, la perdita, la speranza e la ricerca di un senso.
La sua trama, che si svolge principalmente attorno alla locanda Almayer e ai suoi frequentatori, è intrisa di simbolismi e metafore, tra cui il mare stesso, che rappresenta un'entità potente e misteriosa, capace di generare sia fascino che paura.
Perchè parlare con voi di questo libro?
Perchè è come un percorso di counseling, come una Gestalt intera, come un giro completo nel ciclo di contatto: ES, IO, PERSONALITA’.
Questo romanzo è raccontato come metafora della vita, come possibilità di apertura al nuovo, come superamento dei propri confini, come stimolo di crescita. Rappresenta un se’ gestaltico, inteso come un essere in divenire.
Il libro, come il “se’” è suddiviso in tre parti:

1) LOCANDA ALMAYER – OVVERO LA FASE DEL PRE-CONTATTO E DELLA PRESA IN CARICO, dove si ha la definizione del problema e si pianificano gli interventi. In questa fase si manifesta la funzione “Es", che ha una natura passiva ed ha a che fare con quello che ci succede, senza che si abbia la possibilità di intervenire, Qui si manifesta la spinta ad organizzarsi per fronteggiare il disagio e prepararsi all’azione.
La Locanda Almayer è il luogo senza tempo, Limen ideale di ogni incontro di counseling, dove si vive nel qui ed ora: chi è ospite della locanda dimentica il passato e non pensa al futuro. La locanda è gestita da bambini particolari – figure senza età – dotati di grande empatia.
Questa è la parte del libro dedicata al pre-contatto e alla presa di coscienza dell’esperienza dei protagonisti. Protagonisti che non sono altro che metafore esistenziali, rappresentazione di tutte le categorie di sentimenti ed emozioni appartenenti al mondo interiore degli uomini, ciascuno con il proprio dolore, la propria difficoltà, paure, aspirazioni, pene da espiare e sensi di colpa. E’ proprio alla locanda Almayer che i protagonisti, uomini alla ricerca di se stessi, entrano in contatto tra loro, intrecciando le loro storie in una relazione curativa, immergendosi nell’Oceano Mare della vita.
E così troviamo Plasson, ambizioso pittore che dipinge solo il mare, esclusivamente con acqua salata, perennemente alla ricerca degli occhi del mare, rappresentazione dell’uomo sempre alla ricerca di qualcosa di grande, di infinito, forse il senso della vita stessa, che non troverà mai.
Il suo alter- ego è il Professor Bartleboom, studioso dell’essenza ultima delle cose: tutto per lui deve essere definito e finito!
Elisewin, l’aristocratica ragazza che ha vissuto fino ad allora una vita piena di paure senza fare esperienza del mondo, che rappresenta il male di vivere. Lei ritroverà nel mare l’unica speranza di guarigione e l’amore le salverà la vita. Quell’amore che troverà in Thomas/Adams, il marinaio, suo esatto opposto, che ha vissuto una vita densa di drammatiche esperienze ed in cerca di vendetta.
Padre Pluche, uno strano prete, accompagnatore di Elisewin; un uomo pieno di dubbi, metafora dell’istinto che prevale sulla ragione.
Madame Deveria, adultera mandata alla locanda dal marito affinché “guarisca” dall’adulterio, simbolo dell’annientamento della propria vita nella passione amorosa.
Adams, ovvero Thomas, marinaio sopravvissuto al naufragio della fregata Alliance raccontato nella seconda parte del libro che rappresenta l’uomo e i suoi istinti primordiali di territorialità, possesso, aggressività, sessualità e sopravvivenza.
Savigny, ufficiale medico anch’esso sopravvissuto al naufragio, metafora dell’uomo contemporaneo che nasconde la sua parte malvagia e violenta dietro la falsa facciata del perbenismo.
C’è infine un uomo misterioso, che dimora alla locanda e non esce mai dalla sua stanza. Per tutto il racconto non viene citato, se non alla fine. L’uomo che con una parola vuole raccontare il mare, la vita. La sua è una ricerca senza fine di dare un significato alla vita.
Degno di citazione è anche l’Ammiraglio Langlais, di cui si parla alla fine della prima parte. L’ammiraglio non soggiorna alla Locanda. E’ il giudice delle storie del mare – arbitro del vero e falso della vita, maniacalmente ordinato, neutrale ed impersonale, ma segretamente alla ricerca di un guizzo di magia per fuggire dalla realtà.
2) IL VENTRE DEL MARE – OVVERO IL CONTATTO PIENO, dove avviene la sperimentazione effettiva dell’esperienza, che può anche voler dire calarsi nel dolore più profondo. E’ la funzione “Io”, in cui si passa all’azione, si mobilitano tutte le nostre forze e si sceglie se respingere, limitare o aumentare il nostro contatto con il mondo esterno.
Il ventre del mare ci parla degli abissi dei sentimenti dell’uomo, ci parla della sofferenza, della paura, del viaggio della vita, dello stare in balia delle onde, della scoperta di ciò che è essenziale, di ciò che veramente ha importanza. Dire MARE è un po' come dire VITA e qui troviamo il naufragio nel mare proprio come emblema del viaggio della vita, un viaggio che mette alla prova la natura umana e che ci porta ad una più profonda conoscenza di se stessi.
In questa parte vengono a galla i tormenti dell’uomo, un uomo in contatto profondo con se stesso, apparentemente perso, ma quando, “...Sfuma la coltre di dolore e di paura che mi ha preso l’anima, si disfa la rete, delle crudeltà, degli orrori che mi hanno rapito gli occhi, si dissolve l’ombra della morte che si è divorata la mia mente, e nella luce improvvisa di una chiarezza imprevedibile io finalmente vedo, e sento, e capisco..."
Ecco, quindi, il momento di intensa connessione tra l'organismo e il suo ambiente. Un istante di consapevolezza piena, in cui i bisogni vengono soddisfatti, le tensioni si rilasciano e si sperimenta un senso di completezza e comprensione di sè.
3) I CANTI DEL RITORNO – OVVERO LA FASE DEL POST CONTATTO, di verifica e valutazione dell’efficacia dell’intervento, ovvero la fase in cui si manifesta la personalità attraverso le esperienze di vita accumulate. Qui si chiude l’esperienza e si crea il proprio personale senso di identità.
I canti del ritorno è il capitolo finale, dove siamo testimoni del processo omeostatico vissuto dai protagonisti, quel processo naturale mediante il quale si attiva la conservazione dell’equilibrio e la soddisfazione dei propri bisogni. In questo capitolo, i protagonisti ci restituiscono l’immagine di se’ che si sono creati attraverso il proprio vissuto, in un continuum di consapevolezza, una presa di coscienza senza preconcetti e senza giudizio, delle loro proprie vite e di quelle degli altri. Infatti, dopo l’esperienza nel Limen-Locanda, i protagonisti ritornano in scena più consapevoli di se’, sia che abbiano raggiunto i loro obiettivi o risolto i loro problemi, sia che abbiano accettato la loro immutata condizione.
Il ciclo è concluso e la Gestalt è completata. Potremmo dire che i protagonisti sono pronti per una nuova esperienza, un nuovo viaggio nel ciclo del contatto.
Come il mare, il cui movimento incessante cancella e ricrea continuamente la costa, così anche il nostro essere è in continuo divenire.
"Oceano Mare" ci ricorda che il viaggio interiore è un'avventura affascinante e che, come i personaggi del romanzo, siamo tutti alla ricerca di un porto sicuro dove trovare rifugio e rigenerarci.
L'ampiezza delle tematiche di questo libro e la profondità dei suoi personaggi lo rendono uno strumento prezioso per chi desidera esplorare le proprie emozioni e i propri pensieri più intimi.
Buona lettura!
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