Ancora due parole sul Counseling 

Pubblicato il 17 febbraio 2025 alle ore 10:00

“Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che, in un senso molto reale, pianga di gioia. È come se stesse dicendo: «Grazie a Dio, qualcuno mi ascolta. Qualcuno sa cosa vuol dire essere me. “
Carl Rogers

Come abbiamo già detto, "Il counseling professionale è un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento. È un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni. Il counseling può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale" (https://www.assocounseling.it/).
Il counseling è, quindi, una pratica che ha come obiettivo principale quello di aiutare le persone a comprendere e affrontare le difficoltà che possono sperimentare nella propria vita ed è contraddistinto dall’impostazione non direttiva e dalla caratteristica di intervento breve, circoscritto nel tempo. La non direttività richiede modalità di intervento volte all’autonomia ed alla responsabilizzazione del soggetto attraverso un aumento della sua consapevolezza, mentre la particolare attenzione alla parte comunicativa e relazionale sottolinea l’importanza del saper essere del counselor e della sua autenticità e congruenza operativa.

Carl Rogers, psicologo statunitense, è considerato uno dei fondatori del counseling, come nuova forma di relazione d’aiuto focalizzata sull'individuo e non sulla malattia mentale.
Rogers sviluppò il metodo, noto come "approccio centrato sulla persona", negli anni Cinquanta. Egli credeva che ogni individuo avesse la capacità innata di cambiare e di trovare soluzioni ai propri problemi. Il compito del counselor, secondo Rogers, è proprio quello di aiutare la persona a trovare, o ritrovare, questa capacità per mezzo della relazione. Una relazione tra counselor e cliente (non più paziente!) che diventa di primaria importanza, basata, essenzialmente, sull’autenticità del counselor e sulla sua comprensione profonda dell’altro.
La sua teoria si fonda su tre elementi principali, caratteristiche necessarie al counselor professionista per instaurare una relazione autentica con il cliente: empatia, congruenza e accettazione incondizionata.
L'empatia si riferisce alla capacità del counselor di capire e di mettersi nei panni del cliente; la congruenza si riferisce alla coerenza tra i pensieri, le emozioni e le azioni del counselor; l'accettazione incondizionata riguarda l’accettazione della persona per quella che è, senza giudizio.
Il counselor, oltre ad essere un esperto di comunicazione e relazione, necessita di conoscenza di sé integrata ai vali livelli comunicativi e alle dinamiche relazionali, per essere in grado di facilitare il percorso di autoconsapevolezza del suo interlocutore. È dunque un professionista specializzato, che offre un ambiente sicuro e confidenziale per esplorare pensieri, emozioni e comportamenti, accompagnando i clienti a sviluppare strategie per gestire o risolvere disagi e conflitti, interni od esterni, nell'ambito quotidiano.
L'ascolto attivo e l'assenza di giudizio sono due aspetti chiave del processo.
Il counselor deve avere la capacità di ascoltare il suo interlocutore in modo completo, facendo domande appropriate, dimostrando interesse e comprensione. Concentrandosi sulle parole, sui gesti e sulle espressioni del cliente senza giudicarli o interromperli, egli dimostra all'altra persona che la sta ascoltando senza giudizi o distrazioni. Quando le persone si sentono ascoltate e comprese, si sviluppano inevitabilmente maggiore empatia e collaborazione.
Fondamentale è la capacità del counselor di non giudicare il cliente, i suoi pensieri o i suoi comportamenti. Il counselor deve rimanere neutrale in modo da permettere al cliente di esplorare i propri pensieri e sentimenti senza intromissioni e senza esprimere opinioni e giudizi.
L’atteggiamento del counselor, la sua espressione sincera, tutte le sue competenze e caratteristiche sono essenziali per costruire un clima di fiducia e sicurezza che permetta al cliente di aprirsi completamente e di lavorare sulle sue problematiche in modo efficace.
L'approccio dialogico del counseling è basato sull'idea che la relazione tra il counselor e il cliente sia un dialogo che si sviluppa in modo reciproco e che entrambi siano responsabili del processo di aiuto.

L’intento principale di questo metodo è quello di co-creare una comprensione condivisa del problema del cliente e della sua situazione, mediante una relazione, un colloquio che lasci al soggetto la massima libertà di esprime il proprio punto di vista, scegliendo egli stesso quali argomenti trattare e che direzione dare al dialogo.
Nel contesto del processo di scambio relazionale, trova un posto molto importante la riformulazione del counselor, intesa come feedback fenomenologico: un messaggio di ritorno all’emittente, che si basa su osservazioni piuttosto che su delucidazioni, sulla descrizione oggettiva al posto del giudizio, riferito a ciò che possiamo dire dell’esperienza dell’altro descrivendola senza alcun livello di interferenza, ponendo l’attenzione su quello che viene detto, su cosa e come il cliente sente, concentrandosi soprattutto sulla parte emozionale.

Con questa modalità si riesce a restituire alla persona che sta esplorando il proprio vissuto e che si trova in una posizione delicata, una fotografia sufficientemente attendibile della sua realtà, senza alterarne il messaggio e dandogli la possibilità di riflettere sulle sue stesse parole, dalle quali, oltre al problema, affiora sovente anche la soluzione.

"L’incontro professionale di counseling è un modo di intercettare il pensiero dell’altro attraverso la comunicazione verbale e non verbale e mette in atto l’esperienza del teorizzare e commentare insieme, per creare i punti da evidenziare in modo da orientarsi reciprocamente nel linguaggio" (FORMENTI L., CARUSO A., GINI D. (a cura di), Il diciottesimo cammello. Cornici sistemiche per il counselling, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2008, pag.75).

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